martedì 29 marzo 2011

Italian HIP HOP is UNDEAD


Si trascina stancamente per le strade, il corpo tumefatto e l’anima persa da tempo.
Ora è soltanto la fotocopia di quello che è stato fino a qualche anno fa: ora non resta altro che un mostro affamato, ridicolo e spaventoso.
Sono lontani gli anni del Black Time e del rap sociale ed è inutile continuare a crogiolarsi col ricordo delle posse. 
L’hip hop in Italia non solo è morto, ma si aggira  tra di noi come un non morto, divorato dall’interno, nonostante qualcuno continui a parlare di evoluzione o di una fantomatica new school. 

Abbiamo seguito di nuovo l’esempio americano, e il rap si è trasformato in un riflesso del peggiore pop commerciale, intriso di contenuti infantili ed espressioni atte soltanto a provocare scalpore inutile, sensazionalismo da dannati.
Gli anni 90 dell’ultimo secolo avevano creato aspettative importanti, presentando una scena variegata che svariava dal rap hardcore ad un hip hop più leggero ed adatto ad orecchie sensibili. La sensazione che si respirava era di vivere qualcosa che non fosse soltanto di passaggio, che si potesse lasciare un’impronta per porre le basi per qualcosa di  importante.
L’hip hop si raccontava attraverso la durezza dei testi e la poca musicalità che quasi ne frenava l’espansione, lasciando che rimanesse una reale testimonianza di una nicchia del popolo italiano. E andava bene così.
Andava bene perchè fino a quando il rap italiano non ha conosciuto il boom mediatico che lo ha scaraventato sotto i riflettori, che ne ha adulato gli artisti e che ne ha fuorviato gli intenti e i significati, finchè non ha conosciuto il successo l’hip hop era riuscito a rimanere vero anche se grezzo, aveva stile anche se era povero, puntava sui significati e sulle originalità.
Quando i dissing erano incentrati sugli stili, quando lo scopo era essere sempre veri, quando i numeri contavano meno dei significati si poteva ancora parlare di hip hop. 

Ora tutto è precipitato nella volgarità: sono volgari i ragazzini mc che scimmiottano i neri che scimmiottano i neri di quindici anni fa. Sono volgari le pretese di sentirsi degli emarginati quando si canta in televisione di fronte all’ennesima conduttrice-tette-di-fuori che non si capisce mai se stia prendendo per il culo lo sfigato wannabe di turno o se sia davvero tanto decerebrata da credere alle cazzate che legge sul copione. Sono volgari le espressioni nei testi, perchè l’unico modo per fare scalpore, scandalo e essere ricoperti di morbosità varie è quello di dire parolacce, di insultare, di sparare a zero anche quando non si abbia proprio idea di che cosa si stia parlando.
è dannatamente volgare il fatto che gli zombies da sempre si nutrano dei vivi, e che quando incontrerete un ragazzino per strada con i suoi baggy calati potrete stare certi che se gli doveste parlare di hip hop vi risponderebbe senza esitazione che lui ascolta, adora, un sacco di gente che con l’hip hop non c’entra un cazzo. O almeno non dovrebbe.
L’esplosione dell’hip hop al di fuori della minoranza in cui era nato sembrava fisiologico, come lo era stato negli Stati Uniti. Come negli stati Uniti la diffusione significò insozzamento: ignorare la natura stessa dell’hip hop e cercare di renderlo appetibile a chi non può capirne l’essenza è l’emblema dello stupro. 
Il rap è passato ad essere di dominio pubblico,  si è adattato alla gente che è adatta al sistema, ha perso il suo significato di protesta e lo ha sostituito con un falso anticonformismo che devia le menti, irrita, non rende onore a quello che è stato.
Non c’è traccia del rispetto che l’hip hop ha sempre mostrato nei confronti dell’hip hop.
L’autoreferenzialità che caratterizza l’hip hop italiano dei nostri tempi è il sintomo dell’arroganza e la scarsa conoscenza delle basi e delle origini è l’ennesima volgarità che si perpetra in nome del rap.
Persino alcuni tra i mostri sacri di un tempo sono stati contagiati dall’epidemia, perchè essere corrotti dalla promessa di fama e denaro è semplice, ma non è altrettanto semplice rendersi conto che la propria musica si decomponga, non è ovvio amare fino al midollo quello che si fa, molto più semplice succhiarne il midollo dopo averne squartato il corpo.
Restano i grandi vecchi che non si arrendono e gli album storici, i piccoli progetti ispirati ed isolati che non riescono a spiccare tra la selva di erbacce che li circondano.
Possiamo accontentarci e barricarci: una casa in campagna, un supermercato barricato, una piccola comunità di sopravvissuti.
Gli zombies ci assalgono, non ci rimane che resistere.

1 commento:

Marco Lucci ha detto...

Provando a dissimulare una fine diversa da quella statunitense e provando ad essere ottimisti,possiamo dire che l'italia ha dato al rap forme locali lodevoli.
Non sono convinto che sia finzione di tutti in tutto.
Sono convinto che il pubblico fabrifibresco esista e sia tra i ragazzi più emarginati,quelli dell'arte e mestieri. Chiaramente diverso per linguaggio e contenuti è il rap alla Frankie,per un paziente pubblico raffinato,universitario.
Tra le scuole di formazione professionale e l'università ci passa un mondo,ma il rap sembra essere per tutti,perché emarginazione c'è ovunque anche se si manifesta diversamente. In fin dei conti il ricco e borghese De André cantava gli emarginati non certo per un pubblico da bassifondi urbano; ciononostante gli riusciva benissimo. Che fibra-o-giu-di-li usi linguaggi trash con conternuti semplici tramite mezzo TV,risulta solo la controprova che è destinato ad un pubblico degradato ed emarginato socialmente ed intellettualmente. Purtroppo in italia la maggioranza è emarginata e degradata da una minoranza dispotica. Lo si vede benissimo.
In mezzo al popolare e al raffinato ci sono i Caparezza: fenomeni eccezionali di rap incosciente di essere rap, fine e da grande pubblico. Purtroppo molti di quelli che lo seguono, non ne capiscono i messaggi fino in fondo.
Non c'è bisogno di essere emarginati per parlarne, come non c'è bisogno di essere cani per essere veterinari.
Il rap in italia viene seguito da molti, ognuno fin dove può arrivare e non possiamo pretendere che tutti seguano la via colta,la nazional popolare o la trash.