venerdì 29 aprile 2011

Ancora un racconto di questi qua aka presto sui vostri teleschermi....


Era notte, su questo punto non ci sono dubbi.
L’aria era pungente come può esserlo solo nelle ultime ore della notte, la follia reale e vivida come diviene solo nelle buie notti.
Si svegliò da un sonno profondo, fatto di incubi, quasi privo di riposo.
Si svegliò in una stanza che non riconobbe e si scoprì da una coperta colorata, psichedelica, adolescenziale o folle. Era sudato e appena scoperto venne attraversato da un brivido. Non aveva sonno, come se fosse stato nel pieno della giornata.
In un attimo fu sveglio. Gli occhi sbarrati, la mente lucida, a suo modo.
Non aveva idea di spazio e tempo, ma sentiva piena consapevolezza di se stesso. A suo modo ce l’aveva.
Era notte, non c’era alcun dubbio.
Nella penombra iniziò a vedere più chiaro, luci dalle ombre.
E intravide un’ombra riflettersi nello specchio e vi andò incontro.
Si guardò negli occhi, immobile, sull’attenti come in ginocchio davanti al Signore.
Era schifato o meravigliato? Le sue lacrime lo bagnavano di gioia o di rimpianto?
Non era che un uomo, solo un uomo.
Un uomo fragile e terribile, con un dito in paradiso ed un piede sottoterra. Un uomo.
Per ogni sogno era tormentato da un incubo, il suo sole non splendeva mai libero dalle nuvole. Si amava e si schifava.
Era un uomo, e viveva di ideali.
Mosse le labbra in uno spasmo nervoso, prima di riuscire a parlare:
LUI- “Cosa hai fatto della tua vita? Cosa ne stai facendo?”
L’ALTRO- “Sto cercando di viverla, voglio costruire qualcosa.”
LUI- “E per quale motivo la butti? È tua, possibile che non sei in grado di fare nulla?”
L’ALTRO- “Cerco di rendere il mondo un posto migliore, per quanto sia nelle mie possibilità.”
LUI- “Distruggere il mondo non è impresa da tutti. Non ti sarai mica illuso di essere Dio?”
L’ALTRO- “Non credo che Dio sia tanto attento ai suoi figli.”
LUI- “Sostituire Dio nella distruzione dell’umanità ti dà soddisfazione?”
L’ALTRO- “Sto ancora cercando nella notte fredda e nell’afoso giorno qualcosa che possa darmi soddisfazione. Quelli che trovo sono solo piaceri del momento, che non hanno niente a che vedere con la felicità che tanto agogno.”
LUI- "È quello che fai? A che cosa serve?”
L’ALTRO- “Forse è solo un modo come un altro di passare il tempo. Solo la mia risposta alla noia. Il mio personale gioco a premi.”
LUI- “Dovresti morire per le cose che pensi.”
L’ALTRO- “Di nuovo?”
Distolse lo sguardo dall’immagine riflessa e tornò a letto.
Mentre si addormentava pensò alla ragazzina che giaceva a pezzi nell’armadio, alla famiglia di lei che aveva fatto da pasto al cane, e a quel cane, il pastore tedesco che dormiva in giardino, nella sua cuccia.
Era notte, ne era sicuro.

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