Era notte, su questo punto non ci sono dubbi.
L’aria era pungente come può esserlo solo nelle ultime ore della notte, la follia reale e vivida come diviene solo nelle buie notti.
Si svegliò da un sonno profondo, fatto di incubi, quasi privo di riposo.
Si svegliò in una stanza che non riconobbe e si scoprì da una coperta colorata, psichedelica, adolescenziale o folle. Era sudato e appena scoperto venne attraversato da un brivido. Non aveva sonno, come se fosse stato nel pieno della giornata.
In un attimo fu sveglio. Gli occhi sbarrati, la mente lucida, a suo modo.
Non aveva idea di spazio e tempo, ma sentiva piena consapevolezza di se stesso. A suo modo ce l’aveva.
Era notte, non c’era alcun dubbio.
Nella penombra iniziò a vedere più chiaro, luci dalle ombre.
E intravide un’ombra riflettersi nello specchio e vi andò incontro.
Si guardò negli occhi, immobile, sull’attenti come in ginocchio davanti al Signore.
Era schifato o meravigliato? Le sue lacrime lo bagnavano di gioia o di rimpianto?
Non era che un uomo, solo un uomo.
Un uomo fragile e terribile, con un dito in paradiso ed un piede sottoterra. Un uomo.
Per ogni sogno era tormentato da un incubo, il suo sole non splendeva mai libero dalle nuvole. Si amava e si schifava.
Era un uomo, e viveva di ideali.
Mosse le labbra in uno spasmo nervoso, prima di riuscire a parlare:
LUI- “Cosa hai fatto della tua vita? Cosa ne stai facendo?”
L’ALTRO- “Sto cercando di viverla, voglio costruire qualcosa.”
LUI- “E per quale motivo la butti? È tua, possibile che non sei in grado di fare nulla?”
L’ALTRO- “Cerco di rendere il mondo un posto migliore, per quanto sia nelle mie possibilità.”
LUI- “Distruggere il mondo non è impresa da tutti. Non ti sarai mica illuso di essere Dio?”
L’ALTRO- “Non credo che Dio sia tanto attento ai suoi figli.”
LUI- “Sostituire Dio nella distruzione dell’umanità ti dà soddisfazione?”
L’ALTRO- “Sto ancora cercando nella notte fredda e nell’afoso giorno qualcosa che possa darmi soddisfazione. Quelli che trovo sono solo piaceri del momento, che non hanno niente a che vedere con la felicità che tanto agogno.”
LUI- "È quello che fai? A che cosa serve?”
L’ALTRO- “Forse è solo un modo come un altro di passare il tempo. Solo la mia risposta alla noia. Il mio personale gioco a premi.”
LUI- “Dovresti morire per le cose che pensi.”
L’ALTRO- “Di nuovo?”
Distolse lo sguardo dall’immagine riflessa e tornò a letto.
Mentre si addormentava pensò alla ragazzina che giaceva a pezzi nell’armadio, alla famiglia di lei che aveva fatto da pasto al cane, e a quel cane, il pastore tedesco che dormiva in giardino, nella sua cuccia.
Era notte, ne era sicuro.
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